
Polvere Umana
Azione teatrale liberamente ispirata ai romanzi di Primo Levi
di e conGiorgio Boccassi e Donata Boggio Sola
collaborazione ai movimenti di scena Paola Bianchi
collaborazione al progetto drammaturgico Graziano Melano
voce narrante Massimo Rigo
costumi Anna Trisoglio
“Sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù.”
Primo Levi è testimone e vittima di Auschwitz. L’uomo denudato della sua identità, costretto a battersi come un animale per la vita, costretto a cambiare il suo codice morale. Sulle sue parole chiare, concise, asciutte e precise come una formula chimica si muovono gli attori, nella tensione suscitata dalla lucidità di questo ricordo terribile. Vittime, aguzzini, desolati e aggressivi, rassegnati e vacui. E se appare un sorriso, un lampo di ironia, è per esorcizzare attraverso la malinconia del clown il timore che nulla sia cambiato.
Il linguaggio teatrale è quello del movimento accompagnato dalla musica, con pochissime parole. Teatro di immagine e di silenzio, con improvvisi scatti lancinanti e disperati, con momenti di invenzione poetica su un tema difficile e desolato.
“Se dall’interno del Lager un messaggio avesse potuto trapelare agli uomini liberi, sarebbe stato questo: fate di non subire ciò che a noi viene inflitto.” (Primo Levi)
Si ringraziano per la collaborazione: Pier Paolo Casanova, Pietro Casarini, Giorgio Penotti, Massimo Rigo.
Prodotto in collaborazione con la Regione Piemonte.
Menzione speciale a “Polvere umana” – Coltelleria Einstein
“In una stagione caratterizzata dalla forte e innovativa presenza di spettacoli di riflessione civile, legati all’attualità o alla memoria storica, Polvere umana si segnala per l’impegnativa scelta del libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi, e per l’efficace trasposizione teatrale.
Gli autori Giorgio Boccassi e Donata Boggio Sola – che dello spettacolo sono anche ottimi interpreti – riescono a restituire in scena tutti i punti nodali del libro, e a trasformare, con l’aiuto delle immagini e di una gestualità asciutta, le parole di Levi in una sorta di cerimonia priva di retorica, che rinnova l’orrore e la pena dei campi di sterminio nazisti. Per non dimenticare.” (Premio Stregagatto – E.T.I. – 2004